Agatha Christie e lo strano caso del mio articolo spiegato da Huffingtonpost (ma non troppo bene)

Stamattina mi sono svegliata e ho trovato i messaggi di alcuni amici e amiche che mi segnalavano che Huffington Post riprendeva un mio articolo su Agatha Christie uscito qualche giorno fa su Il Post. Beh, fico, mi sono detta e l’ho letto. Ora l’autore che è Giuseppe Culicchia, uno scrittore, e ha fatto una cosa abbastanza sorprendente, ha ripreso e fatto un sunto del mio pezzo. Comunque ok, mi dico, grazie, perché spesso invece si vedono copiare libri e articoli e non citare la fonte e quindi un altro stile veramente, corretto.

Penso anche che questo accade perché l’articolo su Il post è stato molto letto e quindi da click nasce click. Dobbiamo tutti vivere e va benissimo.

Quello però che non vorrei che passasse e invece si legge su Huffington è che il mio articolo è un articolo contro la cultura “della setta woke, che bramosa di inaugurare la nuova caccia alle streghe e di trasformare l’intero Occidente in una nuova Salem a colpi di cancel culture, ha fatto calare anche su Christie l’accusa di razzismo per via del modo in cui certi personaggi erano descritti nei suoi romanzi.” (cit)

Non solo non ho mai scritto una cosa del genere ma non la condivido, i motivi per cui si riscrivono i romanzi fin dalla notte dei tempi riguardano l’adeguamento a parametri morali e culturali che variano nel tempo ma ci sono sempre stati, come peraltro scrivo in un pezzo non riassunto del mio articolo su Christie. Inoltre io non userei mai espressioni come “setta woke”, caccia alle streghe e “a colpi di cancel culture”, perché sono espressioni che mi fanno orrore e rimandano alla peggiore cultura di destra americana e di una certa parte sedicente progressista italiana che crede sia possibile, anzi giusto usare parole offensive in nome di un non ben chiaro primato della libertà dell’intellettuale.

Insomma, grazie davvero per la lettura, ma non usate i miei ragionamenti, il mio lavoro, la mia fatica di ricercatrice per legittimare battaglie reazionarie, che proprio non condivido. Censurare il passato è un conto, riscrivere il presente (anche buttando giù statue), è un altro. E questo ha piena cittadinanza di esistere pure se rischia di ledere in qualche modo la mia posizione di donna bianca e occidentale (e soprattutto la vostra di uomini diciamocelo).

Per questo ho scritto questa lettera a HuffPost.

Gentile  Redazione, vi scrivo in merito all’articolo pubblicato oggi dal titolo Chi ha ucciso Agatha Christie poiché non ho la mail dell’autore. Questo articolo riprende un pezzo da me scritto sul Post il 12 agosto e lo riassume in modo corretto citando sempre la fonte. Tuttavia aggiunge una frase per me irricevibile: l’autore dell’articolo, Giuseppe Culicchia, afferma che la riscrittura di alcuni termini usati da Christie sarebbe la conseguenza delle pressioni esercitate  dalla “setta woke, che bramosa di inaugurare la nuova caccia alle streghe e di trasformare l’intero Occidente in una nuova Salem a colpi di cancel culture, ha fatto calare anche su Christie l’accusa di razzismo per via del modo in cui certi personaggi erano descritti nei suoi romanzi”. Ora io cerco di spiegare esattamente il contrario, cioè che la manipolazione dei romanzi di Christie avviene fin dagli anni Venti e che quindi non è frutto di ubbie contemporanee ma di una scarsa considerazione che ha la letteratura di genere nel panorama editoriale dove al grido di “money first” non si va per il sottile quando c’è da cambiare qualcosa. Cito anche l’operazione interessante che sta compiendo Mondadori per invertire questa rotta pubblicando un Meridiano e dei libri con testo a fronte. Ma soprattutto mi guardo bene dall’usare categorie che considero tossiche come “setta woke, caccia alle streghe e cancel culture”, che piacciono tanto ai peggiori reazionari italiani e americani e che vengono usate spesso come una clava ogni volta che si vuole riflettere sul peso negativo che continuano ad avere certe parole nella nostra contemporaneità. Io sono una storica, quindi forse il mio mestiere, la mia formazione, mi impediscono di venerare il passato e di pensare al presente come il suo custode. Mi rendo conto, e lo scrivo, di quanto esistano eccessi su tutti i fronti, ma per l’appunto scrivere “setta woke, caccia alle streghe e cancel culture”, è un eccesso che rende tutto il lavoro fatto da me a da altri, inutile. E poi da quando woke è un’offesa? Essere attenti, preoccuparsi, guardarsi intorno, avere cura degli altri è un male? Comunque grazie dell’attenzione al mio lavoro e veramente apprezzo moltissimo il fatto che abbiate ripreso quanto ho scritto segno che di queste cose c’è bisogno di parlare testi alla mano e studiando un po’. Ma non mettetemi in un club che non è il mio.  Buon lavoro. Vanessa Roghi

2 Comments

  1. Perdonami se ti scrivo, anzi disturbo da qui sfruttando un area dedicata a commenti, ma non so come scriverti, volevo soddisfare una mia piccola curiosità su di te, spesso nella bio che ti descrive leggo “Vanessa Roghi
    È una storica. Si occupa di educazione, margini. Ha scritto saggi pubblicati in Italia da Laterza e Mondadori. È stata fellow dell’Italian Academy della Columbia University.”
    Ed ecco la parola margini…. volevo chiederti cosa vuol dire occuparsi di margini, grazie comunque per il bellissimo articolo che ho letto nella versione originale del post, lo dico sempre alle mie nipoti qualsiasi cosa studiate, che sia matematica, scienze, un libro o educazione fisica, cercate e studiate anche il contesto storico in cui le scoperte o la scrittura sono avvenute. Miki

    1. ciao scusa non ti avevo risposto, sui margini faccio riferimento alla definizione che ne dà David Forgacs nel libro Margini d’Italia e bell hooks in elogio del margine

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