Quando si parla di fonti audiovisive ci si riferisce a documenti di natura estremamente diversa fra di loro, come il cinema, il repertorio televisivo (montato e non), i documentari, i film familiari, tanto per citare le tipologie più ovvie. Ogni fonte presenta problemi di tipo epistemologico differenti. Poi vi sono difficoltà logistiche e materiali, soprattutto per quanto riguarda gli audiovisivi di origine televisiva, data la complicata accessibilità delle stesse: non è un caso, infatti, che gli studi sul cinema e aventi come fonte il cinema siano assai più diffusi. Un film può essere registrato visto e rivisto decine di volte. La stessa cosa non può dirsi per la Tv che, se può essere catturata nel singolo programma, nella singola messa in onda, perde senso quando tolta dal contesto nel quale naturalmente si inserisce.
«La tv è un curriculum non graduato (non ha gerarchie né memoria) e non esclude nessuno spettatore, per nessun motivo, in nessun momento».
Neil Postman
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Non guardo molto la televisione e quando lo faccio cerco in questi nuovi canali digitali della RAI, non guardo mai mediaset, la trasmissione di programmi degli anni ’60 e ’70 così come erano andati in onda senza ulteriori commenti. Devo dire che anche così li trovo una straordinaria testimonianza almeno del costume di un periodo. E mi piacciono molto.